Corsa rosa: vince Bais, tutto il resto è noia
Un tempo noi italiani ci vantavamo, giustamente, che la corsa ciclistica più bella al mondo si corresse nel nostro paese. Oggi purtroppo non è più così, e l’odierna tappa della Corsa rosa ne è la dimostrazione lampante.
Giro d’Italia 2023: i migliori passeggiano sul Gran Sasso
Oggi era una delle giornate più attese. Doveva essere la classica tappa in cui non sapevamo chi avrebbe vinto, ma almeno Campo Imperatore ci avrebbe detto chi non avrebbe vinto il Giro. L’unica cosa che oggi abbiamo scoperto è che nessuno vuole avere le tediose incombenze che deve “sopportare” il leader della Corsa rosa a fine tappa. Così abbiamo visto un gruppo di 80 uomini passeggiare su una salita impegnativa come il Gran Sasso, per paura che Leknessund si staccasse. Ed è così che Davide Bais, che ha perso tre minuti dai migliori negli ultimi 4 km, senza che questi si impegnassero molto, ha potuto trionfare regolando in volata i compagni di fuga Vacek e Petilli. I tre corridori si sono fatti più di 200 km di fuga per un totale di 6 ore al vento. All’arrivo il vincitore si è commosso e ha fatto commuovere tutta la sua formazione per una vittoria così prestigiosa. Il gruppo è arrivato a poco più di 3 minuti, regolato da Evenepoel.
Tutto invariato in classifica generale, con Leknessund ancora leader della Corsa rosa, seguito da Evenepoel a 28″ e Paret-Peintre a 30″.
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Corsa rosa: la differenza col Tour de France
Negli ultimi due anni ho sentito spesso criticare Tadej Pogacar perché troppo “cannibale”. Se per avere corse divertenti come gli ultimi Tour de France c’è bisogno di corridori “cannibali” come lo sloveno, allora ben vengano! La differenza di spettacolo tra la corsa francese e la Corsa rosa negli ultimi anni è stata fin troppo evidente. E non può essere la sola presenza del fenomeno sloveno al Tour la spiegazione. La sensazione che abbiamo avuto in queste prime tappe è che Evenepoel sia una spannaa sopra a tutti e che nessuno, nemmeno Roglic, abbia il coraggio di attaccarlo. L’anno scorso invece al Tour c’era Vingegaard che ha avuto la personalità per battere un corridore che fino ad allora sembrava imbattibile. Eppure quest’anno si diceva che finalmente i campioni erano tornati alla Corsa rosa: finora a parte Evenepoel nessuno ha dimostrato di esserlo.
C’è poi una questione che già in altre circostanze era stata accennata, ma che alla Corsa rosa è stata elevata all’assurdo. La maglia di leader, simbolo del primato e motivo di grande orgoglio per chi la veste, è più un peso che un vanto. Infatti per Evenepoel sembra essere molto più comodo, per il momento, che a vestire la Rosa non sia lui ma un rivale di comodo come Leknessund. Ciò è dovuto a tutte le incombenze burocratiche e televisive che il leader della classifica deve sostenere al termine di ogni tappa.
Giro d’Italia 2023: come avrebbe potuto essere più divertente la settima tappa
In conclusione, come si sarebbe potuta rendere la tappa di oggi più divertente? Prima di tutto eliminare gran parte dei doveri della leader, poiché molti non la vogliono indossare per questo motivo. In secondo luogo aumentare i secondi d’abbuono concessi ai primi tre al traguardo. Il motivo di questa mia proposta è il troppo alto numero di fughe che sono arrivate al traguardo della Corsa rosa negli ultimi anni. Le grandi corse le rendono tali i grandi campioni, e perciò sarebbe più bello vederli trionfare nelle tappe più prestigiose.