La magia del Fiandre che incorona Asgreen

Tra polvere, muri e pave’ il fascino del Fiandre dopo oltre 100 anni di storia è in grado di regalare immagini e sensazioni di grande ciclismo. Un copione già scritto con i duellanti annunciati pronti a replicare il film andato in scena nell’edizione del 2020. Invece….qualcosa è cambiato non nella scena ma negli interpreti. Sorprendentemente Van Aert cede il proprio ruolo alla sorpresa di giornata, il danese Asgreen. Giunto alle Fiandre per essere di supporto al proprio capitano Alaphilippe, si trova a recitare il ruolo di protagonista e a sovvertire il finale di una gara che sembrava già segnata.

A 15 km dall’arrivo, dopo una gara corsa col coltello tra i denti per oltre 15 muri delle campagne belghe, Van der Poel decide che non è più il momento di attendere e con una fucilata incredibile fa selezione nel gruppetto di circa 15 corridori che guidano la corsa. Ad uno ad uno tutti i rivali si sgretolano, anche il più temibile di questi il belga Van Aert. Alle spalle del campione olandese resiste però Asgren, libero del ruolo di gregario, visto il cedimento di Alaphilippe si lancia alla ruota di Van der Poel e resiste sui muri e soprattutto collabora nei tratti in falso piano prima dell’arrivo.

Si giunge così come lo scorso anno all’ultimo km con i due corridori che sembrano quasi fermarsi per studiarsi negli occhi e capire reciprocamente emozioni, cenni di stanchezza e fragilità. Una scena da duello del West, con il tempo che si dilata e momenti che sembrano eterni come minuti mentre la strada continua a scorrere lungo le ruote. Sfilano i cartelli dei metri all’arrivo, -500, -400…-200 e di nuovo Van der Poel parte. Qualcosa però va storto la sua azione non è esplosiva come lo scorso anno e dopo circa 100 m si interrompe bruscamente. Un crollo improvviso e inatteso che spiana però la strada del successo all’eroe, inatteso, del giorno, il danese Asgren.

Photo: GettySport

Ciclismo che sorprende

Ancora una volta il ciclismo riesce a sorprenderci e a sbaragliare le carte di un copione che sembrava già scritto. In un’altra classica si è consumato lo scippo da parte di un outsider a danno dei grandi alfieri del ciclismo moderno, Van Aert, Van der Poel e Alaphilippe… La riflessione, anche considerando i valori assoluti di tali corridori, emerge spontanea. Non staremo chiedendo troppo a questi campioni. In particolare i due Van stanno disputando corse sia su ciclocross che su strada ininterrottamente da oltre 8 mesi. I risultati per entrambi sono arrivati, ma anche cocenti delusioni. Una gestione più oculata dei loro impegni non gli potrebbe garantire maggiori risultati?

Tralasciando per oggi le riflessioni e le polemiche concentriamo le nostre attenzioni sul vincitore più sorprendente della giornata che ci ricorda come anche l’uomo comune può avere il suo momento di gloria, il bello sarebbe se questa gloria potesse anche ripetersi un giorno per chi finora è sempre stato considerato “troppo” normale per primeggiare.

Vincenzo Davide Catania

Vincenzo Davide Catania ha 35 anni e vive tra i ridenti colli di Bologna dove lavora come Chirurgo Pediatra presso l’Ospedale Sant’Orsola. Sposato con una donna meravigliosa che gli ha regalato 2 piccoli angeli, Giulia ed Emanuela. La passione per il ciclismo riemerge nei ricordi adolescenziali delle epiche imprese del Pirata, delle roboanti vittorie di Cipollini e Petacchi e delle imprese, nelle fredde terre del Nord, di Bartoli. Passista per natura e vocazione, nel poco tempo libero, spesso rubato al sonno alle prime luci dell’alba, coltiva la propria passione per la bici in una sfida costante con se stesso nella scoperta di nuovi e stimolanti percorsi che lo riportino ad un contatto puro con la natura delle montagne e del bosco.

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