Gent Wevelgem: Onnipotenza Jumbo ma il finale fa discutere

È iniziata stamattina la settimana ciclistica, che porterà al prestigioso Giro delle Fiandre, con la Gent Wevelgem, corsa di un giorno che vedeva impegnati importanti ciclisti come Van Aert, Pedersen e Ganna.

La corsa è stata caratterizzata dal brutto tempo che ha reso la prova, già di per sé durissima per via dei suoi 260 km farciti da muri in pavé, un girone dantesco. Dei primi due terzi di gara c’è poco da raccontare: c’è la solita fuga che in una corsa di un giorno non ha alcuna speranza, ci sono i muri, c’è una prima selezione che elimina i pesci piccoli. Le prime vittime eccellenti sono dovute alle cadute, che hanno estromesso, tra gli altri, il campione uscente Girmay, Ganna e Kwiatkowski, questi ultimi due costretti al ritiro.

La gara inizia a movimentarsi a 79 km dal traguardo, al primo passaggio sul Kemmelberg: undici corridori, tra cui Laporte, Mohoric e Pedersen prendono il largo e si riportano sui battistrada, ma, ai -55, il plotone li riprende.

È sul secondo passaggio del Kemmelberg che si decide la corsa: Van Aert, che oggi aveva almeno due marce in più rispetto a tutti, col suo compagno Laporte, fa il buco sul muro e si stacca dal gruppo, e da qui in poi c’è poco oltre all’ennesima dimostrazione di forza della Jumbo Visma che, dopo quella della prima tappa della Parigi-Nizza e l’ultima del Giro del Delfinato dello scorso anno, ci ha abituato a queste azioni di forza in coppia o addirittura in trio. È però l’arrivo che a molti ha fatto storcere il naso: Van Aert, che nei 52 km di fuga a due aveva dato chiari segnali di essere più forte di Laporte, arrivando a staccarlo di qualche metro all’ultimo passaggio sul Kemmelberg, salvo poi aspettarlo, decide di far vincere il compagno, arrivando abbracciato con lui, in nome del fairplay.

Gent Wevelgem: quando il fair play è giusto e quando no

Si è iniziato a parlare di fair play nel ciclismo quando, nell’edizione di due anni fa della Parigi-Nizza, Roglic, vincitore di due tappe e leader della generale, decise di non lasciare vincere Gino Mäder, pur non pericoloso in classifica, raggiungendolo e superandolo sul traguardo. In quell’occasione Roglic si alienò le simpatie di molti. Se invece parliamo di arrivi in parata con due o più ciclisti della stessa squadra, la prima volta che è successo, recentemente, è stato al Tour 2020, quando gli Ineos Carapaz e Kwiatkowski arrivarono al traguardo appaiati, con l’ecuadoreño che lascio la vittoria al polacco. Anche Pogaçar lasciò la vittoria al compagno Majka al Giro di Slovenia del 2022 con il siparietto della sfida a carta, forbice e sasso per decidere il vincitore.

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Ma qui la situazione è diversa: non siamo in una corsa a tappe, chi non vinceva non avrebbe consolidato la leadership nella generale o in quella dei gran premi della montagna. La Gent Wevelgem è una corsa di un giorno, vince solo un corridore e fa strano che un campione come Van Aert regali la vittoria a un gregario. Lo zoccolo duro di fan avrebbe voluto la vittoria del belga, che oggi è stato nettamente superiore a tutti, oppure, se proprio questo doveva perdere, che Laporte lo battesse allo sprint. Questi gesti non sono da sportivi e ottengono anzi un risultato controproducente in termine di simpatia. Certo ora Laporte ha un debito con Van Aert e il belga gli potrebbe chiedere un favore in una corsa più importante, come il prossimo Giro delle Fiandre.

Cesare Fabrizi

Ha 27 anni, ha studiato all’Accademia d’arte di scrittura e storytelling e sogna di pubblicare un fumetto da lui sceneggiato. Si è innamorato del ciclismo durante la terza tappa del Giro d’Italia del 2004, vinta da Damiano Cunego. Quel giorno decise che da grande avrebbe fatto il ciclista, purtroppo non è andata così e si consola con il tennis. Da allora non si è perso un Giro d’Italia e un Tour de France, e questo spiega la sua predilezione per i cronoman e gli scalatori come Wiggins, Contador e Pogacar.

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