In Memoria di Gino Mader
Gino, Gino, Gino, che dolore, che sofferenza. Sono qui davanti ad una stupida tastiera. Si può scrivere qualcosa su quello che ti è successo? Si deve scrivere qualcosa su quello che ti è successo? Forse no.
Perdonami, non ho il diritto di evocarti, tu lassù, io quaggiù. E’ giusto farlo? Non so.
C’è il rischio di dire cose banali, stupide. Serve a qualcosa? Non serve a nulla. Non serve a te, non serve ai tuoi cari. Condoglianze a loro.
O forse è giusto fermarsi, mettere giù due righe stupide, sciocche, inutili, banali, dedicarti un pensiero? Non ho risposta, ho tanti dubbi. A che servono? A chi servono? A me? Non so cos’è giusto. Ma ho voglia di scrivere qualcosa. Voglio cristallizzare questo momento. Voglio renderlo eterno. Voglio che il vento non si porti via tutto, anche i miei pensieri, anche le mie angosce, anche le mie paure. Lo faccio. Scrivo.
Gino. Ho le lacrime agli occhi. Mi faccio del male, guardo le tue foto su internet. Tu, così bello, sorridente, riccioluto, albino, forte, vincente, in sella alla tua bici.
Dannata bici. Dannata lei, che ci seduce, ci ammalia, ci promette avventure bellissime, mantiene le promesse ma poi è così crudele con noi che la amiamo. Ci fa del male. Piango, come piansi tanti anni fa per il tuo collega Wouter. Indimenticabile.
Gino. Non sarebbe dovuto succedere. Maledizione. Maledizione a quella curva, maledizione a quel tornante, maledizione a quel burrone.
Si può soffrire così per una persona sconosciuta in fondo? Non ci conoscevamo. Mai visti. Mai sentiti. Io i miei giri, tu i tuoi. Eppure così vicini. Si che si può, si perchè c’è un filo che ci rende quasi fratelli, tu, io, i tuoi colleghi, i cicloamatori del mondo. Tutti uniti da un amore, da una viscerale passione, per uno sport così bello, così dannatamente pericoloso, così dannatamente crudele.
E’ per questo che soffriamo per te? Perchè anche una tragedia così lontana è in fondo così vicina, nei nostri cuori? Perchè quel mezzo dannato ci ha sedotto? Forse per questo. Chissà. E per questo. Non c’è altra spiegazione.
Gino. Ennesima vittima di una guerra mai dichiarata. Dannata lei.
Gino. Soffro per te. Soffro per i tuoi cari. Ho paura per me. Ma non posso farne a meno. E’ una droga.
Questa vita così vorticosa, gli impegni, le cose da fare. Ma non posso dimenticarmi di te. Non debbo.
Devi rimanere nella nostra memoria. Ma non spetta a te questo compito, spetta a noi: ricordarti sempre, portarti nel cuore. Chi è nel cuore delle persone vive sempre. Non muore mai. Così si dice. Un po’ è vero. Ci credo.
Che il destino crudele che ci ha privato di te ci sia almeno da monito. Dobbiamo stare attenti. Sempre, molto.
Caro Gino, proteggici da lassù. Mentre noi, da quaggiù, da questa vita così sottile, così fragile, cercheremo di non dimenticarti, di non banalizzarti.
Un caro saluto.
R.I.P.