Giro d’Italia 2023: il pagellone delle squadre

Anche questo Giro d’Italia è storia e, dopo il consueto Pagellone dell’Avvocato, inauguriamo una nuova rubrica. In questo articolo andremo a dare i voti a tutte le formazioni in base ai risultati e alle aspettative che c’erano su di loro.

AG2R Citroen: voto 6

Il loro Giro è tutt’altro che indimenticabile. Cercano il successo di tappa con le fughe e lo centrano alla prima occasione buona con Aurelien Paret-Peintre a Lago Laceno. Di fatto la sufficienza è dovuta quasi esclusivamente al francese che oltre a un successo parziale chiude il Giro al 15° posto.

Alpecin-Deceuninck: voto 6

Stesso discorso fatto prima per l’AG2R. Il loro Giro si può riassumere tutto nelle ottime volate di Kaden Groves, vincitore nella tappa di Salerno. L’australiano purtroppo è una delle tante vittime dell’infausta seconda settimana ed è costretto al ritiro, e da lì in poi la formazione belga combina ben poco.

Astana Qazaqastan Team: voto 4,5

Fino a ieri pomeriggio il voto era un 3 senza appello, poi Cavendish (voto 8 alla resilienza, 10 e lode alla carriera) salva capra e cavoli. E il discorso non è dovuto soltanto al fatto che i kazaki portano al Giro una formazione non degna di una squadra World Tour. E’ l’Astana, la squadra sponsorizzata dal governo kazako. La squadra che in una quindicina d’anni di vita ha fatto la voce grossa nelle corse a tappe. E’ la squadra che negli anni scorsi si presentava ai GT con campionissimi del calibro di Contador, Vinokourov, Kloden, Leipheimer, Nibali, Aru, Landa, Miguel Angel Lopez.

L’impoverimento qualitativo che ha vissuto negli ultimi anni è sconcertante, e non è possibile che una squadra World Tour al Giro d’Italia debba sperare nel miracolo di un quasi quarantenne come Cavendish e nelle fughe di corridori come Pronskiy, Scaroni e Velasco, gente che dieci anni fa in questa squadra non sarebbe stata degna neanche di essere un gregario. Se non succede qualcosa nei prossimi mesi sarà difficile rimanere nel World Tour.

Bahrain Victorious: voto 8

Davvero ottimo il Giro dei rossoneri. Milan che conquista una tappa, tanti piazzamenti e la maglia ciclamino. Buitrago che trionfa nella tappa più prestigiosa, quella delle Tre Cime Di Lavaredo. Caruso che ottiene un buonissimo 4° posto in Generale. Anche in questa corsa i rossoneri si dimostrano squadra in crescita e vanno a segno con tanti uomini diversi. L’unico a deludere è Jack Haig, che a inizio Giro aveva ambizioni di altissima classifica ma che termina 19° in Classifica Generale.

Bora Hansgrohe: voto 7,5

I tedeschi onorano il Giro con le due vittorie di Nico Denz e un buon nono posto di Kamna in classifica generale. Un ottimo risultato che però lascia l’amaro in bocca, perché senza il ritiro di Vlasov il voto poteva essere più rotondo.

Cofidis: voto 3

La peggiore squadra del Giro, senza se e senza ma, peggio anche delle Professional. I francesi disputano un Giro scialbo, senza mordente, spesso non cercando neanche le fughe. Bocciatura netta anche per Simone Consonni, che dopo gli ottimi risultati in pista cercava la consacrazione anche su strada ma che non è mai protagonista delle volate.

Corratec Selle Italia: voto 6

E’ una sufficienza più politica che per i risultati, ma va detto che la squadra è nata un anno fa ed era alla prima partecipazione al Giro. Cercano in continuazione le fughe e in una di queste rischiano anche di fare il colpo, nella tappa Di Campo Imperatore in cui Vacek è 2°. Tutta esperienza che farà bene a questa squadra.

EF Education Easy Post: voto 7

Gli americani confermano l’ottimo inizio di stagione con due vittorie di tappa, una con Healy, l’altra con Cort Nielsen. L’irlandese conferma di essere un talento cristallino con la bellissima azione solitaria di 50 km con cui vince la tappa di Fossombrone. il danese con il successo Viareggio ottiene la prima affermazione al Giro dopo quelle a Tour e Vuelta. Mezzo voto in meno per le deludenti prestazioni di Carthy e Uran, partiti con ambizioni di classifica ma che già dopo una settimana sono lontani dal podio.

Eolo Kometa: voto 7

Dopo quella dello Zoncolan di due anni fa, gli azzurri mettono in bacheca un’altra tappa di montagna, quella di Campo Imperatore con Bais. I ragazzi di Contador e Basso disputano un Giro tutto all’attacco e sono l’unica ProTeam a portare a casa una tappa. Mezzo voto in meno per l’anonimo Giro di Lorenzo Fortunato, 21° nella Generale e di cui, a parte uno scatto a Crans Montana, non si ricorda nulla.

Green Project-Bardiani CSF-Faizané: voto 4

Fino a un giorno dal termine erano da tre, poi il terzo posto di Fiorelli migliora il voto. La buona volontà non si discute e infatti i ragazzi di Reverberi sono quasi sempre in fuga, ma la qualità della rosa è troppo, troppo bassa. Va bene che è una squadra storica del ciclismo italiano e che è nei cuori di molti appassionati, ma il livello dei suoi corridori è troppo basso anche per una ProTeam. Va bene dare spazio agli italiani, ma non sarebbe stato meglio invitare al Giro squadre più attrezzate come la Uno-X e la Total Direct Energie?

Groupama FDJ: voto 7,5

I francesi disputano davvero un ottimo Giro. I ragazzi di Marc Madiot portano a casa la maglia azzurra e il 5° posto nella Generale con Pinot, che onora alla grande il suo ultimo Giro, 2 giorni in maglia rosa, un 5° posto nella crono di Cesena e un 16° finale con Armirail e un 5° e un 4° nelle due prime crono con Kung. Alla squadra francese è mancata solo la vittoria, che poteva arrivare a Crans Montana e a Val di Zoldo, se Pinot avesse gestito meglio la situazione, e nella crono di Cesena, se Kung non avesse avuto la sfortuna di disputare la sua prova quando c’erano cattive condizioni meteorologiche.

Ineos Grenadiers: voto 7,5

Uno dei voti più difficili da dare. Perché va bene perdono Ganna, Sivakov e soprattutto Geoghegan Hart, ma non centrano il grosso obiettivo e neanche una vittoria di tappa. I granatieri avevano puntato molto su questa corsa, poiché il Tour è chiuso da Vingegaard e Pogacar e il percorso non è adatto a Thomas. D’altro canto come può non essere positivo il Giro di una formazione che piazza 3 uomini in Top 10 e uno sul podio nonostante le defezioni? Voto 10, a cui si sarebbe potuta aggiungere una lode, al Signor G, esempio di professionalità, classe, umiltà e amore per la disciplina. Semplicemente uno dei ciclisti più sottovalutati degli ultimi 20 anni. Re Carlo III, dopo Sir Bradley, ci facciamo un pensierino a Sir Geraint?

Intermarché – Circus – Wanty: voto 4

I belgi disputano un Giro di cui si ricorda molto poco oltre il 3° posto di Petilli a Campo Imperatore e le fughe di Rex. Una squadra troppo scarsa per essere una World Tour, con praticamente nessun corridore di livello alto. Se Girmay non ottiene qualche risultato pesante, sarà difficile mantenere la categoria.

Israel Premier Tech: voto 7

La migliore delle ProTour, meglio anche di alcune World Tour. Gee mattatore assoluto, con 4 secondi posti, il secondo posto nella classifica degli scalatori, in quella dei punti e dei traguardi volanti e Supercombattivo di questo Giro. Molto bene anche Marco Frigo, con tre piazzamenti tra i primi 10, con il terzo posto nella tappa di Bergamo che poteva essere ancora migliore. Se fosse arrivata una vittoria, risultato a cui gli israeliani sono andati più volte vicino, sarebbe stato un 8. Se gli uomini di punta come Fuglsang, Woods e Nizzolo otterranno dei risultati importanti, il ritorno nel World Tour è probabile.

Jumbo Visma: voto 9

Dal calcio totale dell’Olanda di Cruijff al catenaccio di Nereo Rocco, il risultato non cambia. Al Tour dell’anno scorso i calabroni avevano scioccato il mondo con un’interpretazione della corsa avanguardista, al Giro invece giocano di rimessa. Gli olandesi a più riprese sembrano la squadra più forte e avrebbero l’occasione per ipotecare il giro, invece Roglic decide di giocarsi tutto sul Lussari e ha ragione lui. Va detto che il pre Giro per i gialloneri è stato drammatico, con Foss, Kruijswijk, Tratnik e Kelderman che danno forfait all’ultimo per Covid. Menzione d’onore per Kuss, che sul Bondone salva il Giro di Roglic facendogli perdere solo 25″. Diciamoci la verità, non hanno convinto, ma nello sport chi vince ha ragione e perciò ecco la squadra migliore di questo Giro.

Movistar Team: voto 5

Il discorso è molto simile a quello fatto per l’Astana. Se non fosse per l’ottimo Giro di Rubio, vincitore a Crans Montana e 11° nella generale, il Giro degli spagnoli sarebbe da 3. La squadra di Eusebio Unzue punta tutto sulle volate di Gaviria, ma il colombiano è il più deludente tra i velocisti, non andando mai vicino al successo di tappa. Per il resto poco da segnalare, se non qualche coraggioso tentativo di Verona.

Come detto in precedenza per l’Astana, stiamo parlando di una delle squadre più gloriose, con quasi 50 anni di storia, la diretta discendente della Banesto di Indurain e che fino a pochi anni fa vantava campioni come Quintana, Valverde, Carapaz, Landa e Lopez. Però c’è una differenza rispetto ai kazaki: mentre nella rosa degli azzurri si fa fatica a trovare un ciclista definibile un ottimo corridore, ad eccezione di Cavendish, in Movistar ci sono due ottimi uomini da GT come Mas e Jorgenson, che disputeranno il Tour. La mia domanda è: invece di portarli alla Grande Boucle, dove il livello è più alto, non era meglio portare uno dei due al Giro?

Soudal Quick Step: voto 7,5

Ed eccoci arrivati alla squadra più discussa di questo Giro. Non parlerò del caos mediatico che è venuto fuori dopo il ritiro di Evenepoel, ma solo dei risultati che la strada ha maturato. Hanno vinto due tappe con Evenepoel, una delle quali da positivo al Covid, e il belga ha anche vestito la maglia rosa per tre giorni. Dopo l’addio del Campione del Mondo obiettivamente il Giro dei bianco-blu ha perso di significato, anche perché l’hanno terminato solo due di loro: Serry e Van Wilder. Bravissimo il belga classe 2000, che al Primo Gt della carriera chiude 12° nella Generale. Sentiremo ancora parlare di lui.

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Team Arkea Samsic: voto 5

Brutto il Giro dei francesi, che schierano una squadra arida di qualità e col solo Barguil che cerca di fare qualcosa ma che non va oltre qualche piazzamento. Il francese si merita comunque la sufficienza perché va in fuga più volte e pochi giorni prima della partenza era positivo al Covid. Se non si iniziano a fare risultati, rimanere nel World Tour sarà complicato.

Team DSM: voto 7

Il team olandese si conferma una fucina di talenti. Dopo Kittel, Degenkolb; Dumoulin, Kragh Andersen e Arensman a rubare la scena sono i giovani Leknessund, in rosa per 5 giorni e 8° nella generale, e Dainese, che alla prima occasione datagli negli sprint trionfa a Caorle e conferma di essere un ragazzo di luminoso avvenire.

Team Jayco Alula: voto 7,5

Bravissimi gli australiani, che centrano tutti i loro obiettivi. Matthews voleva vincere una tappa e trionfa a Melfi, dopo aver fatto lavorare la squadra. Dunbar voleva chiudere tra i primi 10 e termina 7°, seppur con qualche rammarico. Filippo Zana, dopo aver lavorato per Matthews e Dunbar, cerca la gloria personale andando in fuga e batte in volata Pinot a Val di Zoldo mostrando una maturità non banale per un classe 1999. Ora testa al Tour, dove l’uomo di punta degli australiani, Simon Yates, andrà a caccia del podio sui Campi Elisi.

Trek Segafredo: voto 6

Compitino per gli australiani, che portano a casa una tappa con Pedersen e la classifica degli sprint intermedi con Skujins. Poco altro per il resto, con molti atleti che corrono un Giro anonimo. Va anche detto che Pedersen è vittima del freddo della seconda settimana ed è costretto a ritirarsi per tracheite, quando era in lotta per la maglia ciclamino. La sensazione, però, è che il team americano sia troppo dipendente dalle prestazioni del campione del mondo. Un’altra lacuna è la mancanza nel roster di un uomo da GT: notizie di ciclomercato parlano di Geoghegan Hart. Un profilo come quello dell’inglese alla Trek servirebbe come il pane.

UAE Team Emirates: voto 8,5

Tre tappe portate a casa per gli emiratini. La volata di Ackermann a Tortona, la fuga vincente di McNulty a Bergamo e il successo di Almeida sul Bondone. Bravissimo il portoghese che centra il podio dopo che nelle ultime tre edizioni ci era andato vicinissimo ed è il miglior giovane. Menzione d’onore anche per Jay Vine che aiuta Almeida sul Bondone e a Val di Zoldo. Per certi versi la squadra migliore di questo Giro, e pensare che non c’era Pogacar. Un tempo nell’Emirato c’era solo l’artista (Pogacar) ora c’è l’opera d’arte (tutta la squadra).

Cesare Fabrizi

Ha 27 anni, ha studiato all’Accademia d’arte di scrittura e storytelling e sogna di pubblicare un fumetto da lui sceneggiato. Si è innamorato del ciclismo durante la terza tappa del Giro d’Italia del 2004, vinta da Damiano Cunego. Quel giorno decise che da grande avrebbe fatto il ciclista, purtroppo non è andata così e si consola con il tennis. Da allora non si è perso un Giro d’Italia e un Tour de France, e questo spiega la sua predilezione per i cronoman e gli scalatori come Wiggins, Contador e Pogacar.

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