Giro d’Italia tappa 21: Sobrero domina la crono, Hindley vince il Giro
Ultima tappa del Giro 2022, la crono finale con arrivo all’Arena di Verona (cornice di una scenografia pazzesca, di una bellezza abbacinante con un podio in un’arena romana cha che, spiace per gli altri, nessun altro Paese al mondo può vantare di questa bellezza (bisognerebbe pensare a farne l’arrivo in pianta stabile).
Dopo i botti di ieri ed i distacchi della Marmolada, l’ultima tappa, decisiva sulla carta, in realtà aveva poco da dire viste le posizioni ormai consolidate. Eppure qualche spunto tecnico è emerso.
Prima di tutto la vittoria di uno straordinario Matteo Sobrero che ha spianato i diciotto chilometri delle vie veronesi stracciando tutti gli avversari.
La sua vittoria non è mai stata in discussione, solo Van Der Poel (infatti terzo) ed Arensman (questo è un bel corridore, giovane, competitivo a crono ed in salita, segnare nome il futuro prego) potevano impensierirlo. Superati loro, il nostro campione italiano aveva ed ha avuto la vittoria in tasca. Bel corridore questo Sobrebro, la crono ce l’ha, se migliora in montagna potrebbe essere lui il nostro erede per le corse a tappe.
Per la classifica generale, il duello Caparaz-Hindley si è risolto come da previsione con un nulla di fatto.
L’australiano ha controllato i riferimenti dell’avversario ed ha meritatamente vinto il 105eismo Giro.
Davanti a Carapaz, secondo, e Landa terzo.
Nella top ten l’unico cambiamento fra Carthy, che scavalca un comunque bravo Lopez, che vincerà la maglia bianca, al nono posto.
Vittoria meritata quella dell’australiano, che si riprende quanto perso due anni orsono. Maglia rosa degnissima, simpaticissima, educatissima e, nonostante certi commenti di presunti esperti, tecnicamente assai competitiva e fortissima.
Basti solo guardare i numeri generati dall’australiano sulla salita della Marmolada (a livello del miglior Roglic e di Pogarcar, comunque il più forte corridore del pianeta) per capire che l’australiano non è stato un vincitore di serie B ma un validassimo campione, che ha legittimato con la vittoria di quest’anno il secondo posto del 2020.
Per il resto, nessun cambiamento fra i detentori delle altre maglie, con Demare che vince la ciclamino meritatamente confermando un feeling particolare con la nostra corsa rispetto al GT di casa sua, Bowman che vince la maglia di miglior scalatore (legittimata dalle due vittorie di tappa) e appunto Lopez che, sfruttando il ritiro del più forte giovane del Giro, Almeida, che speriamo di rivedere sulle nostre strade, si prende una meritata maglia bianca.
Quattro degni vincitori, con una menzione particolare per Re Matheu VDP, che otlre ad aver vinto la tappa di apertura ed indossato la maglia rosa si è preso la ribalta con attacchi in parecchie tappe, dimostrando di essere venuto al Giro per onorare la nostra corsa (ed onore a lui per averla terminata) guadagnandosi ancor più tifosi rispetto a quanti per certo non ne aveva già.
Delusione per i nostri Ciccone e Fortunato, che forse non sono maturi per competere la classifica generale di un grande Giro, magari essendo più prestativi come cacciatori di tappe.
Una top ten, con alcune new entry, Hirt sesto, miglior risultato in carriera, anche qui nulla da dire sul corridore della Intermarchè, di un Nibali che chiude la sua avventura sulle strade rosa con un degnissimo quarto posto finale e di uno sfortunato Pozzovivo, che a gennaio non aveva squadra ed anche lui sulla soglia della pensione, si prende un ottavo posto tutto da applausi.
Complessivamente un buon Giro, condizionato daii vari ritiri lungo la strada di vari Big, ma che alla fine ha espresso un bel vincitore ed un podio finale di tutto rispetto.
Un caro saluto.