Coraggio, grinta e alla fine emozione, quello che solo il ciclismo può regalare. Kwiatkowski e Carapaz trionfano abbracciati

Kwiatkowski e Carapaz trionfano abbracciati

Kwiatkowski e Carapaz, questi nomi resteranno nelle storie del ciclismo. Oggi più della classica cronaca dell’evento sportivo, vorremmo condividere con voi le grandi emozioni che questo ha suscitato. Una tappa che non ha sconvolto gli equilibri in classifica ma ha scosso l’animo di tutti gli appassionati e degli amanti dello sport.

A lungo resterà nelle nostre memorie la scena dei corridori che giungono abbracciati fianco a fianco al traguardo, lasciando che la loro vittoria sia quella di tutto il ciclismo. In una realtà sportiva, dove il risultato conta più di ogni altra cosa al punto di accettare come accettabili qualunque strumento, ieri abbiamo riscoperto come il ciclismo sappia ancora restituirci un’immagine pura di lealtà e forza. Il ciclismo è uno sport atipico, uno sport di squadra dove però vince il singolo, ma ieri più che mai ha vinto lo sport.

Una tappa d’altri tempi con un percorso con tante salite e oltre 4500 m di dislivello e con tratti di strada sterrata abbiamo assistito a uno spettacolo unico.

Due grandi protagonisti, Kwiatkowski e Carapaz

Dobbiamo ringraziare i protagonisti di ieri, 2 campioni di sport che ieri sono andati oltre le barriere dell’egoismo.

Kwiatkowski e Carapaz ci hanno restituito l’immagine di un’umanità che torna a riabbracciarsi a correre e vincere insieme, proprio nel momento in cui ciò che era l’istinto più naturale dell’uomo, ovvero condividere ci è negato dalla pandemia. Il loro è l’abbraccio di chi ha diviso e lottato e finora anche perso dopo l’abbandono del tour di Bernal, ma che ha saputo trovare la forza di rialzarsi per trovare la grande impresa sportiva.

La Ineos Grenadier ritrova la sua grande umanità grazie a Kwiatowski e Carapaz. L’immagine della squadra robot degli ultimi anni era già scricchiolante dopo un crollo del suo leader, ma ieri si è definitivamente riaffermata. La fuga iniziale e poi l’attacco decisivo dei 2 compagni di squadra hanno segnato una pagina unica in questo tour. Alla fine a vincere non è più il singolo ma la squadra e soprattutto lo sport. Uno sport fatto di lealtà di voglia di superare i propri limiti al costo di grandi sacrifici.

La gara parte da lontano, ormai siamo alla fine e chi ne ha le prova tutte per ottenere risultati importanti. Cosi abbiamo ammirato lo sforzo e il coraggio di Caruso, ottimo nono posto alla fine, la grinta e la capacità di ripartire dell’intrepido Hirschi e per la prima volta Roglic staccare tutti e difendere la propria leadership.

Mancano solo 3 tappe, ma questo tour finora non ha parlato solo di sport, ma anche di vita. Una vita che dopo le tante cadute e le tante sofferenze sa sempre trovare la forza di ripartire ricordandoci che da soli si può essere forti ma è assieme che si compiono le imprese più eroiche.

Vincenzo Davide Catania

Vincenzo Davide Catania ha 35 anni e vive tra i ridenti colli di Bologna dove lavora come Chirurgo Pediatra presso l’Ospedale Sant’Orsola. Sposato con una donna meravigliosa che gli ha regalato 2 piccoli angeli, Giulia ed Emanuela. La passione per il ciclismo riemerge nei ricordi adolescenziali delle epiche imprese del Pirata, delle roboanti vittorie di Cipollini e Petacchi e delle imprese, nelle fredde terre del Nord, di Bartoli. Passista per natura e vocazione, nel poco tempo libero, spesso rubato al sonno alle prime luci dell’alba, coltiva la propria passione per la bici in una sfida costante con se stesso nella scoperta di nuovi e stimolanti percorsi che lo riportino ad un contatto puro con la natura delle montagne e del bosco.

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