Milano Sanremo 2023: Van Der Poel Sigilla la sua terza monumento
Edizione spettacolare per la 114esima Milano-Sanremo. La Classica Monumento da alcuni più desiderata, da altri ritenuta la più noiosa, da altri ancora la più imprevedibile.
Certamente la più difficile da interpretare, quella che si apre al maggior numero di opzioni possibili, l’unica che, almeno in teoria, può vedere almeno metà gruppo alla partenza sognare una vittoria. Nessun’altra grande classica può vantare un lotto di aspiranti pretendenti così vasto ed ampio.
Certo, il canovaccio potrà risultare semisoporifero per almeno 250 chilometri, ma da Cipressa in poi è sempre uno spettacolo.
L’edizione 2023 rispetta il canovaccio classico dei primi 200 chilometri. Fugone in partenza che s’invola lungo la pianura padana verso la riviera ligure, passando per lo snodo del Turchino.
A questo giro partecipano in nove al gran ballo dei fuggitivi. Fra di loro l’habituè delle fughe Maestri, l’olandese Maas, il francese Charrin della Tudor, il bielorusso Riabuschenko. Il vantaggio però non supera mai i tre minuti e mezzo, segnando una differenza fondamentale con le edizioni di alcuni anni orsono, dove i fuggitivi del mattino riuscivano ad arrivare facilmente a distacchi di dieci minuti ed anche oltre. Oggi non è più così, agli squadroni dei favoriti va più che bene la fuga, ma guai a lasciare troppo spazio. Ed ecco che da dietro uno splendido Jacopo Mosca della Trek (per il proprio capitano Pedersen) e poi via via tutti i lungagnoni gregari dei favoriti, tengono sempre i fuggitivi a tiro.
Piccola nota di (triste) colore
Questa storia delle bandiere omesse degli atleti russi e bielorussi (Riabuscehenko è bielorusso e nella sovraimropessione la bandiera el suo Stato viene stralciata) sta iniziando ad essere un po’ stucchevole: l’omissione delle bandiere russo/bielorusse non serve a nulla ai fini della ricerca della pace nel conflitto che sta agitando il mondo, gli atleti (di qualsiasi sport) hanno una loro nazionalità (e magari intimamente, come molti, forse tutti, sono contrari alla guerra e speranzosi nella pace) e sarebbe giusto che questa loro appartenza non venga ipocritamente amputata. E se proprio li si vuole far gareggiare sotto le insegne del CIO, che almeno si accompagni il loro nome con il bianco del Comitato Olimpico, ma questa totale assenza di segno distintivo, oltre che graficamente inguardabile è politicamente del tutto inutile.
Ad ogni modo, i nove fuggitivi del mattino arrivano indenni sino al mare, sino ai famosi Capi. Sul primo, il Mele, è il francese Charrin che perde le ruote riducendo il drappello degli attaccanti ad otto.
Da dietro il gruppo rinviene fortissimo, il vantaggio della fuga supera di poco il minuto.
Sul Cervo ed il Berta gli otto riescono a mantenere un esiguo vantaggio mentre dietro scoppia finalmente la bagarre delle posizioni, parte la vera Sanremo.
Poco prima dello snodo fondamentale della Cipressa la fuga viene riassorbita e quando la UAE con Felix Grosschaertner prende il comando delle operazioni capisci subito che Pogacar ha sogni ambiziosi. Il ritmo dell’austriaco però sgretola solo pochi nomi di spicco nel gruppo (l’unico grande nome a perdere le ruote è il belga De Lie della Lotto): probabilmente Taddeino non vuole cuocere anzitempo i suoi compagni, per tenerseli buoni sul Poggio.
Senza particolari sorprese il tratto fra Cipressa e Poggio col gruppi a tutta e col solo campione tedesco Politt della Bora a tentare una sortita presto neutralizzata.
L’attacco del Poggio è come sempre spettacolare. Prende il comando delle operazioni la Bahrain del campione uscente Mohoric, saggia mossa per tenere un passo regolare e permettere al dorsale n.1 di scollinare coi primi e ripetere (forse nei progetti) la bella discesa dell’anno scorso.
Peccato però che a metà Poggio Wellens, chiamato dal proprio capitano, inizi a menare una trenata che anche i muri sanno sarà da preludio all’attacco di Pogacar.
Ed infatti di lì a poco ecco il fuoriclasse sloveno piazzare una botta delle sue: il gruppo in un amen non esiste più e solo Van Aert, Van der Poel ed uno straordinario Filippo Ganna riescono a tenere le ruote. Sembra l’antipasto di una possibile volata a quattro sul traguardo di Via Roma, ma proprio nelle ultime decinedi metri della salita arriva la sparata del principe Mathieu: è un attimo. In pochi secondi (e metri) l’olandesone riesce a creare un piccolo ma signficativo buco e prendere la discesa verso Sanremo con pochi secondi di vantaggio.
Da dietro i tre contrattaccanti tentano un vano rientro ma al nuovo imbocco dell’Surelia ed poco più di un chilometro dal traguardo si è già capito che Van der Poel non verrà più ripreso, riportando l’alloro della Sanremo in famiglia, sessant’anni dopo nonno Raymond Poulidor.
Ed infatti vince in solitaria Mathieu, con un vantaggio anche notevole, mentre da dietro un Ganna che non ti aspetti coglie la seconda piazza davanti a Van Aert che brucia Pogacar per la piazza più bassa del podio.
Grande gioia (e sportivi complimenti da parte di tutti gli avversari) al nuovo detentore della Classicissima, che fa tris dopo i successi del Fiandre.
Piccole note tecniche
Questa è davvero la Classica che il fenomeno mondiale di Komenda (al secolo Pogaccar) avrà forse più difficoltà a vincere. Che lui sia il numero uno mondiale non c’è dubbio che il suo attacco sul poggio fosse noto anche ai gabbiani della riviera ligure pure.
Secondo me se vuole vincere la Sanremo Pogy deve attaccare da assai prima del Poggio: lo strappo sanremese non ha le pendenze necessarie per fare la differenza e pure uno scalatore come lui si trova a malpartito con qualcuno che inevitabilmente riesce a stargli a ruota. Forse l’effetto sorpresa con attacco sulla Cipressa potrebbe giovargli di più. A chi obietta che sarebbe un attacco scriteriato a troppi chilometri dal traguardo ricordo che il signorino sloveno ha vinto una Strade Bianche con un assolo di cinquanta chilometri, non c’è altro da aggiungere.
Per il resto, questa Sanremo ci consegna un Ganna che forse compie un decisivo step della carriera per diventare da “semplice” cronoman a uomo da classiche (lo aspetto subito alla Roubaix) sempre che i grandi capi della Ineos capiscano di avere fra le mani uno splendido corridore da grandi Classiche.
Infine, per favore: ridateci la partenza storica dalla Chiesina Rossa di Milano, con tutto il rispetto per Abbiategrasso, la Milano -Sanremo torni ad essere la Milano-Sanremo, alla Storia non si comanda.
Buona stagione di Classiche a tutti.