“I voti dell’avvocato”: Pagellone finale del Tour
Il Pagellone finale del Tour
Tadej Pogacar. 10 e lode
Era un dieci già raggiunto prima della crono finale, il dominio alla Planche des Belles Filles aggiunge la lode ad un Tour fantascientifico, dominato in lungo e in largo,con vittorie della maglia bianca e della maglia a pois. Stravolge il copione del Tour che sembrava già scritto in favore dell’amico-rivale ma stravolge pure il cerimoniale dei Campi Elisi: di solito era di rito la foto dei quattro vincitori delle quattro maglie, qui si sono dovuti accontentare di due soli corridori a svettare sui campi Elisi. Vale per lui il vecchio detto: vincere è una cosa, rivincere un’altra. Lo
aspettiamo alla prova del nove. Consiglio: va bene difendere il primato al Tour ma si ricordi che nella stagione ci sono anche altri grandi giri…
Primoz Roglic: 9
Un dieci già scritto si squaglia proprio sul più bello sotto i colpi di un autentico fenomeno. Forse è stata una giornata storta o forse è una questione di testa. Una giornata storta ci può stare, anche se è arrivata nel momento peggiore, una questione di testa sarebbe un bel problema per l’assalto al Tour 2021. Premio simpatia per la foto col figlio sui Campi.
Sam Bennett: 10 e lode
Già basterebbe solo aver scalfito dopo anni il dominio saganiano sulla maglia verde per attribuirgli un voto alto. Che diventa altissimo con la vittoria di tappa, che diventa da lode col punto esclamativo dei Campi Elisi. Bravò.
Richie Porte: 9,5
L’obiettivo di una vita viene raggiunto all’ultima occasione utile (forse). Un podio che lo ripaga dopo dei Tour sfortunati con cadute inverosimili e ritiri da sofferenza. Vien da pensare però che se avesse dedicato qualche energia anche agli altri grandi giri, forse avrebbe da esibire nel salotto qualche maglia in più (forse rosa, forse rossa, non lo si saprà mai…).
Egan Bernal: 5
Tour sfortunato per il campione uscente, con i problemi fisici a condizionarne il rendimento, sino al mesto ritiro. Un Tour negativo che non può scalfire la classe di questo colombiano che ama l’Italia e che per certo rivaleggerà nei prossimi anni con il nuovo fenomeno e con gli altri ragazzini terribili (leggi: Evenepoel, Van Aert…). La speranza è che questi non rivaleggino solo oltralpe…
Mikel Landa: 7
Sembra il classico studente: bravo, ma può fare di più. Il quarto posto finale è per certo un buon risultato ma forse da la conferma che il basco è corridore da vittoria di tappa ma non da classifica generale. Troppo ampi i suoi deficit a
cronometro, troppo fragile forse la sua tenuta alle forti pressioni. Forse, fra un piazzamento e una maglia, meglio questa. Specie se verde (o azzurra, fate voi) o a pois.
Migue Angel Lopez: 7,5
Leggi Landa. Col mezzo punto in più per la vittoria sul Col de La Loze.
Tom Dumoulin: 6
Insufficiente il suo voto, date le premesse, in relazione al piazzamento nella classifica generale, dalla quale si sfila (volontariamente?) troppo presto, nonostante il settimo posto finale, strepitoso come gregario di lusso per Roglic.
Per favore, appello ai dirigenti della Jumbo, restituitecelo nei panni che merita, in lotta per la classifica generale, e lasciate altri altri compiti di gregariato.
Damiano Caruso: 9
Semplicemente strepitoso. Teine alto il tricolore con un Tour pazzesco, centrando la top ten nonostante i suoi compiti di luogotenente di Landa. Vien da chiedersi cosa avrebbe potuto fare, libero da impegni di supporto. Un podio forse no ma una top five, chissà mai. Conclude con una cronomentro memorabile, arrivando a ridosso degli specialisti. Cassani. Al Mondiale per favore, lasciacelo libero che sull’autodromo potrebbe regalare una certa qual soddisfazione…
Non poteva non comparire nel Pagellone finale del Tour
Nairo Quintana: 5
La delusione più grande del Tour forse è la sua. Ormai si sta ossessionando con la maglia gialla, ma ogni anno è un flop con annesso appuntamento all’anno successivo. Forse ha già dato il meglio. Sarebbe un peccato ma le delusioni
oltralpe stanno iniziando a diventare troppo numerose.
Thibaut Pinot: 5
Lo confesso, ho un debole per il corridore transalpino, eroe sfortunato degli ultimi due Tour dove ha raccolto un ritiro ed un mesto piazzamento nelle retrovie, nonostante delle sicure potenzialità da podio. Dai Thibaut, non incaponirti, torna al tuo primo amore italico, e forse una maglia rosa sei ancora in tempo a meritartela, magari con un po’ più di fortuna e qualche caduta in meno…
Emanuel Buchmann: 4
Dopo i fasti dell’anno scorso, ritorna con ambizioni da podio. Sparisce presto dalle posizioni che contano. A dimostrazione che arrivare è un conto, restare un altro. Parte sparando alto, forse dovrebbe riprendere a volare basso…
Guillaume Martin: 7
Il folosofo migliora la posizione dell’anno scorso, con una prestazione solida, mai un acuto ma mai un crollo, sempre lì, a ridosso dei primi. Speriamo non si incaponisca con l’ossessione della top ten, rischierebbe di perdersi altri percorsi,baltre corse, altre vittorie ed altri piazzamenti…
Wout Van Aert: 8
A supporto di Roglic, un Tour sensazionale. Sempre a tirare, sulle grandi salite, nei momenti topici. Dopo Strade Bianche e Sanremo, se ci si lavora, questo diventa un corridore da grandi giri…Il gregario non gli si addice troppo, va bene la gavetta, ma non imbrigliatelo…
Sepp Kuss: 8
Leggi Van Aert.
Fabio Aru: 4
Sono condizionato dalla corregionalità, gli do un mezzo punto in più. Da uno che a venitcinue anni ti vince una Vuelta, ti aspettereresti una carriera scintillante. Ormai sono anni che Fabio è l’ombra di se stesso. Viene da chiedersi il perché. Arterie iliache o allenamenti, non si capisce bene. Fossi in lui tornerei a casa in Astana, come il figliol prodigo. Se babbo Martinelli lo rivolesse, magari tornerebbe quello di un tempo. Senza pretendere ingaggi milionari però. Forza Fabio, non dar retta a chi reclama il tuo ritiro, da sardo a sardo, fra testardi ci si intende, son sicuro che puoi tornare…E vedrai quanti detrattori saranno pronti a festeggiarti.

Soren Kragh Andersen: 9
Tappe vinte, fughe da lontano, questo non ti vincerà un grande giro ma nelle corse in linea sarà un osso duro. Occhio per le classiche del decennio in corso…
Mark Hirschi: 9
Vedi Kragh Andersen. Con in più un numerino rosso di supercombattivo del Tour, che, per dirla alla Magrini, non lo danno certo a Ciccino D’Avane o Cicirinella d’Ascoli.

Matteo Trentin: 7
Per tutto il Tour battaglia per i punti della maglia verde che però resta sempre un obiettivo mai sfiorato per davvero. Forse una vittoria di tappa avrebbe impreziosito maggiormente il suo Tour.
Adam Yates: 7
Un buon Tour per un buon piazzamento, condito da alcuni giorni in giallo. Quando vedi Pogacar però ti accorgi che i vincitori dei grandi giri sono un gradino più su.
Caleb Ewan: 8
Il suo pane sono le volate e lì vince. Per il resto a remare nei fondacci del gruppo nelle tappe di montagna. Ma fa il suo e soprattutto mantiene le promesse, che non è poco.
Julian Alaphilippe: 7
Vince la tappa che voleva. Dice di non voler lottare per la maglia gialla ed infatti non ci lotta. Ma il modo in cui la perde ad inizio Tour è da dilettanti. Ma ha sbagliato lui?

Elia Viviani: 4
Che senso ha portare un velocista se poi non si garantisce il suo treno? (leggi Sabatini). Forse non era in gran forma o forse gli mancavano i compagni giusti, sta di fatto che nelle e volate fa solo da comparsa.
Alejandro Valverde: 8
Sfiora la top ten a quarant’anni suonati battagliando con gente che potrebbe essere figlia sua. Occorre dire altro?
Tour de France 2020: 8
Chiude in bellezza, più che per meriti del percorso per il talento di Pogacar. Resta sempre l’idea di una corsa incatenata dove la squadra milionaria di turno addormenta la corsa per il proprio capitato, a detrimento dello spettacolo. Solo che poi può sempre arrivare qualcuno a rovinare i piani…
I tifosi del Tour: 3
Grandi assembramenti, non sempre con le mascherine d’ordinanza. Spesso a urlare a ridosso dei corridori, senza troppo rispetto, visti i tempi. Vediamo se al Giro saranno più bravi.
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