Un uomo solo al comando…Remco Evenepoel campione del mondo!!!
Il ciclismo è uno sport semplice. Si parte in tanti , tutti in bici. C’è un arrivo dopo un percorso più o meno lungo o con più o meno salite. Si pedala tutti e vince chi arriva per primo. Tattiche, gioco di squadra, alleanze e strategie vengono dopo e valgono fin quando si è tutti più o meno alla pari. Se sei più forte però ciò non può accadere. Se sei più forte degli altri, pedali e vinci.
Deve essere così che in qualche modo sarà stato spiegato il ciclismo a un giovane Remco, quando ancora a 16 anni la sua vita era in bilico tra la prospettiva di una carriera calcistica con le difficoltà caratteriali di dover dividere la scena con altri, nonostante il talento, e quella ciclistica che gli dava la possibilità di correre e vincere da solo. Probabilmente anche questo elemento deve avere avuto un peso nella scelta di chi si trova a convivere da sempre con un immenso talento ma a doverlo vivere e condividere con persone o compagni che talvolta non parlano la tua stessa lingua e sembrano frenare il tuo volo.
Remco ha deciso di virare così su uno sport nuovo, rimettersi in gioco e iniziare fin da subito a vincere o meglio stravincere essendo sempre al di sopra della propria categoria fino a fare il salto direttamente nel mondo professionistico.
Ha convissuto con l’etichetta di prodigio, fenomeno e predestinato, ha saputo fin da subito vincere come a San Sebastian, ha dovuto anche da subito fare i conti con un infortunio che ne ha rischiato di compromettere la carriera, e a dover fronteggiare le critiche di chi lo aveva etichettato come inadatto ai Grandi Giri dopo la delusione del Giro 2021. Evenpoel ha da sempre saputo farsi scudo nei confronti del mondo esterno, ritrovare la propria forza interiore e ripartire ogni volta più forte di prima, ogni volta capace di stupire e ogni volta capace di vincere fino alla Liegi, fino alla Vuelta ed oggi anche come campione del Mondo.
Gara folle a Wollongon
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Che si corresse in una terra lontanissima con orari lontani dai nostri ce ne eravamo fatti una ragione. Che potessimo assistere a una gara con possibili scenari tattici lo avevamo intuito viste le forze in campo; ma al “delirio” tattico cui abbiamo assistito quello davvero no.
Partiamo dall’inizio, o meglio dalla notte partiamo in albergo dove l’ilarità di alcuni adolescenti ha praticamente escluso Van der Poel dalla corsa, che a causa di una reazione si è visto recapitare un ordine di fermo dalla severissima legge australiana.
La gara, quella corsa sulle strade di Wollongong è andata come previsto fino ai 70 km dall’arrivo. La fuga di giornata prende sul gruppo un buon vantaggio, poi iniziano le scelte sorprendenti sia di squadra che dei singoli.
La Francia con Senechal, tira fuori da gruppo circa 30 corridori per andare a prendere la fuga, in questo gruppetto nonostante il casco rosso riesce a mimetizzarsi Evenepoel. Alle sue spalle il nulla. La Francia lascia dietro di se Alaphilippe e Cosnefroy, sarà poi lo stesso Senechal a provare ad aiutare il proprio capitano a chiudere sul gruppo di testa. La Spagna e la Germania appaiono come spettatori non paganti a questo mondiale, stesso per l’Olanda che privata del suo capitano veleggia in balia degli eventi. L’Australia non riesce a reagire in tempo nonostante abbia in squadra un nome caldo come Matthews. Pogacar non ha la prontezza, la furbizia o le gambe per inseguire Remco e resta attardato. Van Aert si attiene agli ordini pre-gara e si “conserva” per un eventuale arrivo in volata.
L’Italia c’è, almeno per le nostre possibilità. Dovevamo fare una gara di rimessa e così è stato, ma su Evenepoel, oltre al generosissimo e sfortunato Rota, doveva esserci anche uno tra Trentin o Bettiol che pur avevano mostrato una buona condizione ma che sono rimasti nel secondo gruppo troppo distanti per giocarsi la vittoria.
In questo clima di incertezza e confusione Remco deve aver ricordato a chi da ragazzo gli aveva spiegato in cosa consiste il ciclismo e in come si vince. Ha iniziato a pedalare al meglio che poteva e a 30 km dal traguardo ha deciso di prendere la corsa in mano, che a 22 anni si può essere leader tra i migliori ciclisti al mondo con la naturalezza e la sfrontatezza della gioventù che sa di avere forza e quel pizzico di arroganza che serve a completare le grani imprese. Parte Remco, a fatica tiene la sua ruota un prode Lutsenko, ma dura appena mezzo giro a ruota del fenomeno belga. Evenepoel inizia a far lavorare il suo motore, le sue gambe si muovono come cilindri perfettamente sincronizzati e in breve vince le regole fisiche del tempo e dello spazio frapponendo tra se e gli altri un oceano esteso come il Pacifico che circonda la terra Australiana.
Vince, stravince da solo con un distacco d’altri tempi su tutti e vestendosi da solo dell’iride mondiale.
Volata per il podio
Alle sue spalle in delirio tattico di una corsa no sense si completa con i 5 corridori all’inseguimento di Evenepoel, tra cui Rota a giocarsi il podio ad essere ripresi a 300 m dall’arrivo dal gruppo. Così la voltata dei battuti vede Laporte e Matthews ha dividersi rispettivamente secondo e terzo posto.
Quale futuro per Remco
Inizia adesso un nuovo capitolo nella storia professionistica di Evenepoel. A 22 anni ha già scritto e riscritto tante pagine. Adesso però che è arrivato in cima sarà importante non farsi prendere dal senso di vertigine che colpisce chi si sente appagato. Da lì si sentiranno ancora di più i venti di critiche alle prime sconfitte o ai primi tentennamenti. Occorre che mantenga chiaro il proprio obiettivo e prosegua il suo percorso di crescita perché a quell’età qualunque traguardo è ancora raggiungibile. Magari avrà voglia di riscattare il Giro del 2021 e provarci in maglia iridata potrebbe avere ancora più fascino.