Tour de France: Vingegaard è un alieno! Distacchi abissali nella cronometro

Negli ultimi anni, nei Grandi Giri, spesso le cronometro sono state più determinanti di molte tappe di alta montagna. Questo nonostante i kilometri complessivi a cronometro siano meno che nel passato. Oggi vi è stato l’esempio più lampante: Jonas Vingegaard, in una crono di appena 22,4 km, infligge 1’38” a Pogacar, a sua volta strepitoso, 2° con 1’13” di margine su Van Aert, 3°. L’andamento di quello che poteva essere il Tour più combattuto di sempre subisce una svolta inaspettata.

Vingegaard ipoteca il Tour grazie alla cronometro

Si era parlato, in queste due settimane e mezzo di Tour, di equilibrio e di una corsa decisa da pochi secondi. Si pensava che il record del 1989, in cui Lemond e Fignon furono divisi da solo 8″, potesse essere battuto. È bastata una cronometro di appena 22, 4 km a cambiare tutto. Un Vingegaard con una cattiveria agonistica che mai gli abbiamo visto prima è letteralmente volato lungo la strada. Colorito l’incitamento da parte del suo team radio a “mostrare chi è il migliore”. Impressionante la cadenza di pedalata e la spregiudicatezza con cui il danese ha guidato la bicicletta, tanto da far passare in secondo piano il tempo di Pogacar. Sì perché lo sloveno, grande sconfitto di giornata, ha disputato a sua volta una prova sontuosa, infliggendo 1’13” a un campione come Van Aert, 3°.

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A nulla è servita la scelta dello sloveno di cambiare la bicicletta ai piedi della salita finale, con il capitano degli olandesi che invece, mantenendo la bicicletta da cronometro, ha continuato a guadagnare secondi. Vingegaard ha guadagnato in ogni settore: sia in quello iniziale mosso, sia in quello pianeggiante, sia sul GPM che nell’ultimo tratto. Una crescita esponenziale del vantaggio del capitano della Jumbo, che sembrava andare sempre più forte, senza sentire la stanchezza. Da sottolineare, ancora una volta, la splendida cornice di pubblico che ha accompagnato tutta la giornata. i tifosi danesi e sloveni, venuti dal loro paese a sostenere i loro beniamini, sono stati forse i più caldi di tutti.

Cosa aspettarsi dal tappone di domani

Dopo la cronometro, con ancora due tappe di alta montagna da disputare, Vingegaard nella Generale ha un vantaggio di 1’48” su Pogi. Gli altri corridori sono distantissimi: Adam Yates e Rodriguez, rispettivamente 3° e 4°, hanno quasi 9′ di ritardo dalla maglia gialla. Se poi guardiamo Jay Hindley, il 5° della generale, dista dal danese 11’15”. Sono distacchi abissali che sono destinati ad aumentare in seguito al tappone di domani. Per quanto riguarda la lotta per la maglia a pois, molto bene Giulio Ciccone che, facendo segnare il miglior tempo sull’unico GPM di giornata, guadagna 5 punti. L’abruzzese, già leader della classifica, incrementa così il vantaggio sugli inseguitori.

Guai però a dare per morto Pogacar. Domani c’è la tappa regina di questa Grande Boucle, quella del Col de la Loze, il Souvenir Henry Desgrange di quest’edizione. Di certo, dopo la sconfitta patita nella cronometro odierna, il campione sloveno cercherà riscatto. È probabile che il capitano della UAE possa tentare un attacco da molto lontano, per guadagnare il più possibile sul rivale. Da seguire sarà poi la lotta per la maglia a pois, con Ciccone che sicuramente cercherà la fuga, e quella per il 3° posto, con Adam Yates e Rodriguez divisi da solo 5″.

Cesare Fabrizi

Ha 27 anni, ha studiato all’Accademia d’arte di scrittura e storytelling e sogna di pubblicare un fumetto da lui sceneggiato. Si è innamorato del ciclismo durante la terza tappa del Giro d’Italia del 2004, vinta da Damiano Cunego. Quel giorno decise che da grande avrebbe fatto il ciclista, purtroppo non è andata così e si consola con il tennis. Da allora non si è perso un Giro d’Italia e un Tour de France, e questo spiega la sua predilezione per i cronoman e gli scalatori come Wiggins, Contador e Pogacar.

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